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Scambio di battute acceso all'Ambra-Jovinelli fra un compagno di Campi Salentina e Franco Giordano

“Io ho un partito e tu no!”

 Articolo pubblicato sul sito nazionale di Sinistra Democratica

15.12.2008

 

Vogliamo sperare che non sia questa la conclusione dell’ennesimo “viaggio della speranza” che abbiamo fatto il 13 dicembre scorso a Roma.

Nel teatro Ambra Jovinelli forse è passato sottogamba un episodio che è successo in platea sul finire della manifestazione.

Bruno, Sinistra Democratica della provincia di Lecce, 45 anni di militanza e lotta politica sulle spalle ad un certo punto si è spazientito. Bruno voleva andarsene da Roma con qualcosa in mano ed ha gridato verso i dirigenti mescolati in sala con i comuni compagni: “Tirate fuori gli attributi e fatelo questo cavolo di partito della sinistra”.

Vicino a Bruno c’era, l’ex segretario del PRC Franco Giordano che indisposto gli ha risposto: “Io un partito ce l’ho, sei tu che non ce l’hai”. A quel punto Bruno non ha visto più ed è andato giù duro con le espressioni colorite: Bruno gli ha detto che mentre qualcuno faceva il comunista in parlamento, lui lo ha fatto per  strada prendendo botte e denunce.

Un pugno di ore prima a settecento chilometri di distanza, Gilberto, studente di scienze politiche all’Università del Salento, insieme ad altri colleghi dell’UDU voleva manifestare il suo dissenso verso la morte della scuola pubblica, durante l’inaugurazione dell’anno accademico a Lecce. Ma la polizia è intervenuta e ha strappato di mano lo striscione e tre studenti sono finiti in questura per essere identificati.

Mentre nel paese si fa strame delle più elementari libertà, qualcuno pensa di avere ancora un partito. È evidente che questo qualcuno non ha capito cosa è successo nell’aprile del 2008. È evidente che mentre nei circa cinquanta interventi della famosa “base” che si succedevano sul palco del teatro Ambra, che dicevano solo una cosa, qualcuno dei dirigenti dei partitini extraparlamentari pensava qualcosa d’altro.

Tutti gli interventi  (tranne uno di una compagna che ha detto: “Attenzione col partito unico subito, perché la gatta frettolosa -frettolosa ha detto proprio frettolosa- fa i figli ciechi”, che perciò è stato l’unico intervento fischiato), alle primarie delle idee hanno chiesto alla “burokratia” di fare un passo indietro. Insomma di farsi da parte e dare spazio a quella classe dirigente che c’è a sinistra, che è giovane, soprattutto nelle idee, appunto, e che non ce la fa più a correre dietro a simboli; che la falce e il martello non serve se devono darsi randellate sugli attributi, o peggio ancora, ad evirarsi, come dice Bruno.

Ma se questo era invece il pensiero di Giordano e dell’area vendoliana di rifondazione che ci siamo andati a fare a Roma? Perché qualche dirigente di qualche partitino della sinistra extraparlamentare non è salito sul palco  per dire quello che ha detto Giordano, al compagno Bruno.

Non c’era bisogno di tre minuti, ma sarebbero bastati tre secondi per chiarire la riserva mentale: “Compagni, noi un partito già lo abbiamo, venite dentro il nostro partito e facciamo fuori  Ferrero”. Ma il nostro problema non è Ferrero. Ferrero è un problema per se stesso, non per noi, non per quei ragazzi dell’ateneo di Lecce ai quali è stato impedito di dissentire, di manifestare il loro pensiero, ai sensi dell’articolo 21 della costituzione che qualcuno vuole manomettere.

Il nostro problema è se domani staccando la spina alla sinistra, che è in coma, non sappiamo quanto reversibile,  vivremo in uno stato di diritto. Il problema di quei ragazzi è che non hanno un riferimento politico che possa portare non sull’isola dei famosi, ma in parlamento il loro dissenso.

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