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Da "Todo modo" a "Gomorra"

31/10/2009

Né Sciascia, né Petri nello scrivere e nello sceneggiare il film “Todo modo” avrebbero mai potuto immaginare che le cronache giornalistiche del dopo “prima repubblica” avrebbero superato  quello che loro descrissero rispettivamente in quel libro e in quel  film. Dovettero far ricorso a tutta l’arte di cui erano capaci per comunicare che dietro la facciata di una DC seria e austera, come polvere sotto il tappeto, c’era corruzione, malcostume, abuso del proprio potere a fini personali e vizi inconfessabili.  

L’Italia di oggi ricorda la Somalia,  divisa com'è in tribù rivali che si scannano a colpi di kalashnikov: questo avviene in senso tecnico nei paesi governati dalle tribù camorriste, questo avviene in senso figurato, ma non meno cruento,  da quando Berlusconi è al governo del paese.

Ho detto io  a Marrazzo come togliere di mezzo quel video”. “Io ci sono già passato e ho fatto in modo che quelle cose non mi nuocessero” e comunque “Qua la mano, anche se io macho e tu checca, siamo sulla stessa barca: e poi qualcuno dice che non siamo tutti uguali!”. “Grazie, presidente e a buon rendere”. Da prostitute a parlamentari, da femmine disponibili a ministri, da guardie a ladri. E sono lì in televisione mostrando il loro volto senza arrossire, si fanno intervistare, perché sono orgogliosamente  consapevoli  che la loro vita è a una svolta, positiva naturalmente.

Invece, come gentaglia, sono da evitare coloro che vivono del loro lavoro, che hanno sani principi, che sono severi con chi ruba, che hanno ideali e scrivo questa parola con un certo imbarazzo, perché quando la pronunci ti guardano, scrollano le spalle e ridono.

Poco prima di partecipare ai lavori del consiglio comunale del 30 settembre scorso parlando con una persona, che nel corso della campagna elettorale delle elezioni comunali era sul fronte opposto a mio, mi disse, riferendosi ai possibili alleati di una colazione di centro-sinistra (insomma al PD) “Non si alleeranno mai con te. Sei troppo rosso”. Tradotto significa: “Sei troppo coerente (altra bestemmia) con quello che dici pubblicamente”.

Dunque Luigi Crespino, esponente dell’opposizione, esponente della sinistra, non pentito, non dissociato, segretario di un partito vero, l’unico esistente ad Alliste – Sinistra democratica – con dei tesserati veri, che vengono e ti chiedono la tessera e ti danno il loro grande o piccolo contributo in denaro, che finanziano  l’unica sezione di partito aperta sette giorni su sette, è, a detta di una mamma, fra l’altro firmataria della lettera scritta da mamme e indirizzata al sindaco e alla dirigente scolastica, è un soggetto dal quale stare alla larga.

Luigi Crespino è da evitare”, così qualcuno avverte chi viene a vivere ad Alliste. Purtroppo la persona che mi ha detto questo mi ha detto il peccato e non il peccatore. “Me lo dovevi dire che la lettera che abbiamo firmato l’avresti consegnata a Luigi Crespino, perché non l’avrei firmata”. Così ha detto una delle madri firmatarie della lettera consegnata al sindaco di Alliste e al dirigente scolastico di Alliste che hanno chiesto chiarimenti sui luoghi dove i loro, sottolineo i loro, bambini studiano, accalcati in un corridoio durante l’ora del pranzo, in aule anguste, con maestre senza cattedra, con un giardino non utilizzabile che solo dopo che la lettera delle madri è stata pubblicata sul giornale è stato ripulito dal marito della signora, incaricato dal comune,  che con disprezzo ha pronunciato il mio nome, brandendo il giornale sotto il naso, dove era apparso l’articolo,  di una delle madri firmatarie.

A queste signore e ai loro rispettivi mariti posso dire che io sono disposto ad incontrarli e spiegare quale è il dovere di un consigliere comunale. Un consigliere comunale deve “sentire, vedere e parlare”. Solo a “Gomorra” (Casal di Principe o a Corleone) nessuno “sente, vede e parla”. Vengano a sentire chi fa politica perché lo ritiene un dovere di ogni buon cittadino e non per dare incarichi per ristrutturare il tugurio, nel quale i loro figli sono stati deportati per studiare, all’impresa del proprio cognato, come ha fatto un assessore in carica, piuttosto che al nipote ingegnere, piuttosto che far dipingere le porte a qualche proprio grande elettore. Alliste ha preso un brutto crinale, non basta nemmeno “Todo modo” per capire il malcostume che regna ad Alliste, ma se una madre, come è successo a me, mi dice che, parlando con me per strada del problema della scuola, si è compromessa, credo che bisogna ormai rassegnarsi che anche Alliste è in provincia di Gomorra, e per sapere quanto subdoli siano gli abitanti di “Gomorra” leggete questa pagina del libro scritto da Roberto Saviano.

"[Questo] non è un paese della Sicilia aggredito dalla mafia, dove opporsi all'imprenditoria criminale è cosa dura ma al fianco della propria azione ci sono cortei di telecamere, giornalisti affermati e in via d'affermazione, e stuoli di dirigenti antimafia nazionali che in qualche modo riescono ad amplificare il proprio impegno.

Qui tutto ciò che fai rimane nel perimetro degli spazi ristretti, nella condivisione dei pochi. È proprio in questa solitudine credo, che si foggia quello che porrebbe chiamarsi coraggio, una sorta di armatura a cui non pensi, te la porti addosso senza rendertene conto. Vai avanti, fai quello che devi fare, il resto non vale nulla. Perché la minaccia non è sempre una pallottola tra gli occhi, o i quintali di merda di bufala che ti scaricano fuori alla porta di casa.

Ti sfogliano lentamente. Una foglia al giorno, fin quando ti trovi nudo e solo a credere che stai combattendo con qualcosa che non esiste, che è un delirio del tuo cervello. Inizi a credere alle calunnie che ti indicano come un insoddisfatto che se la prende con chi è riuscito e per frustrazione li chiama camorristi.

Giocano con te come con lo shangai.Tolgono tutte le bacchette di legno senza mai farti muovere, così alla fine rimani da solo e la solitudine ti trascina per i capelli. È uno stato d'animo che qui non ti puoi permettere. È un rischio, abbassi la guardia, non riesci più a comprendere i meccanismi, i simboli, le scelte. Rischi di non accorgerti più di niente. E allora devi dare fondo a tutte le tue risorse. Devi trovare qualcosa che carburi lo stomaco dell'anima  per an­dare avanti. Cristo, Buddha, l'impegno civile, la morale, il marxismo, l'orgoglio, l'anarchismo, la lotta al crimine, la pu­lizia, la rabbia costante e perenne, il meridionalismo. Qualcosa. Non un gancio a cui appendersi. Piuttosto una radice sotto terra, inattaccabile.

Nell'inutile battaglia in cui sei certo di ricoprire il ruolo di sconfitto, c'è qualcosa che devi preservare e sapere. Devi essere certo che si rafforzerà grazie allo spreco del tuo impegno che ha il sapore della follia e dell'ossessione.

Quella radice a fittone che si incunea nel terreno ho imparato a riconoscerla negli sguardi di chi ha deciso di fissare in volto certi poteri." 

Comunque a tutti quei genitori che hanno dovuto ritrattare la loro firma su quella lettera dico che le mafie proliferano dove c'è fame e ad Alliste c'è fame. Umanamente posso anche comprendervi, ma non fino al punto  da rinnegare una firma apposta sotto una lettera  dove chiedete chiarimenti sui luoghi dove i vostri figli, la carne della vostra carne, studiano: anche la fame ha un limite.

Nemmeno basta a giustificare questo atteggiamento il fatto che un proprio fratello sia in società con un assessore.

Io, invece, ritengo mio dovere di uomo battermi per lasciare un mondo migliore rispetto a quello che ho trovato. Per questo voi servi sciocchi e i vostri "dante causa", che vi ricattano per qualche ora di lavoro, non mi farete desistere dal combattere per una società migliore ed per questo che non mi fate alcuna paura.

(Quanto è costata la ristrutturazione del plesso di Via Valentini)

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