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Comune di Alliste: Consiglio comunale del 28 luglio 2011

Una marzullata

8/8/2011

 

Era il 38 luglio faceva molto caldo  ed era scoppiata l’afa…”. Questo l’incipit di una canzone degli “Squallor” un gruppo di bravissimi autori, che ci fece ridere, con i suoi dischi demenziali, per tutti gli anni ’70.

Ma la storia che vi racconterò è accaduta in una data più probabile, cioè il 28 luglio, alle ore 18.00. Il disco e la storia che vi sto per raccontare hanno in comune due cose: l’afa e la demenzialità.

Dunque, ad Alliste era il 28 luglio e alle ore 18.00 era stato convocato il Consiglio comunale.

Il Consiglio comunale si preannunciava “caldo” perché un gruppo di Cittadini  aveva avuto da ridire su una delibera della Giunta comunale (la nr. 98 2011). Tanto erano vere quelle proteste che la stessa giunta aveva dovuto smentirsi con due altre delibere (la nr. 99 e la nr. 101).

Il Primo Cittadino a queste proteste, forse un po’ confuse, aveva risposto con un manifesto “ufficiale” che di ufficiale non aveva nulla.  Era un manifesto che, nel maldestro tentativo di fare del sarcasmo (posto che in un manifesto ufficiale sia consentito fare del sarcasmo), traboccava di volgarità e addirittura attaccava qualcuno di coloro che protestavano mettendo in evidenza anche alcune  imperfezioni fisiche. Spero  che i funzionari comunali non vorranno far gravare sulle casse del Comune le spese di un siffatto manifesto, perché nei manifesti ufficiali vengono citati atti e fatti ufficiali appunto e non insulti. Tuttavia in questo manifesto si preannunciava che l’argomento sarebbe stato discusso in consiglio comunale e invitava i cittadini ad intervenire.

Ragionevolmente, dopo questa promessa fatta sul manifesto, si pensava che al già convocato consiglio comunale sarebbe stato aggiunto un altro ordine del giorno, invece niente.

“Era il 38 luglio e faceva molto caldo / ed era scoppiata l’afa, / quando all’elettrotecnico le  venne (così nel testo n.d.r.) una grossa idea: / si sdraiò per terra e si fece passare sopra / un camion con rimorchio, / ma non si fece male perché aveva in tasca un portafortuna, / un portafortuna che gli aveva regalato sua zia Woller / un piede di porco a forma di pila”

Anche nel consiglio comunale del 28 luglio faceva molto caldo e anche alla maggioranza venne una grossa idea. Invece di inserire un ordine del giorno aggiuntivo, per rispondere alle proteste delle delibere sopra indicate, la maggioranza fa una marzullata, cioè “si fa una domanda e si da una risposta.”

Cioè il capogruppo di maggioranza, Consigliere Petracca, fa un’interrogazione al sindaco, ai sensi del bla bla bla bla, e chiede se è vero che la scuola di via Edificio Scolastico a Felline verrà assegnata ad una ONLUS del luogo (come si dice a chiare lettere nella delibera della G.M. nr. 98 del 2011,  n.d.r.)  e che lo stesso immobile sarà chiuso come scuola. Questa ultima cosa, è vero, non  è detta in nessuna delle tre delibere citate, ma andrebbe da se che la scuola non potrebbe più accogliere alunni se quanto asserito nella prima non fosse stato maldestramente smentito, a seguito del vespaio sollevato, nelle successive delibere, dove la scalata sugli specchi è evidente.

Ora l’interrogazione, per Regolamento del Consiglio Comunale, non prevede un dibattito, ma solo una domanda da parte dell’interrogante, una risposta da parte dell’interrogato e una replica da parte dell’interrogante. Le due figure previste nella fattispecie astratta, sono, nel caso di specie, di fatto, la stessa persona,  cioè quella che domanda e quella che risponde sono “la maggioranza”: calcisticamente parlando, un rigore senza il portiere. Inoltre, il Regolamento del Consiglio Comunale statuisce che ogni consigliere ha diritto a tre interrogazione e tutto si deve svolgere in un ora. L’ora a disposizione è stata tutta assorbita dalla risposta dell’interrogato che, in così tanto tempo, non poteva che ripetere ossessivamente sempre le stesse cose. All’interrogazione, l’interrogato ha cominciato a rispondere proprio come se non se la aspettasse: “Ah, la ringrazio consigliere per la domanda…” il resto della risposta si è sviluppato in una lettura di un fascicolo già pronto sul tavolo dell’interrogato in cui sono state lette delibere, corrispondenze, leggi regionali e manifesti che erano stati strappati dagli appositi spazi dove erano affissi, in quanto, sul tergo, si vedeva la colla e con tanto di gesto di buttare il manifesto dalla finestra.

Dopo un 50 minuti di monologo, intervallato da qualche “Ti denuncio”, “No, ti denuncio io”, “Tu menti” “No, sei tu a mentire” che, svolazzava fra il sindaco e  il consigliere Stamerra dell’opposizione, la pantomima ha avuto termine con la scena più comica. Il capogruppo di maggioranza nella sua replica si è dichiarato soddisfatto e tranquillizzato dalla risposta del capo della maggioranza, ma la risposta era già scritta.

Nei dieci minuti rimanenti c’è stato il tempo di qualche interrogazione che non ha avuto storia e poi i consiglieri sono stati stoppati perché il presidente del consiglio, che invano aveva cercato di fermare il sindaco ed era stato redarguito con “ho un’ora a disposizione” , così gli altri consiglieri sono rimasti con la bocca chiusa.  

Ha scritto James Bovard, giornalista e scrittore, che di libertà e democrazia se ne intende: “Democracy must be something more than two wolves and a sheep voting on what to have for dinner”, cioè la democrazia è qualcosa di più di due lupi ed una pecora che votano per decidere cosa mangiare a cena, anche se, nel nostro caso, potremmo, al posto della sheep, metterci un rabbit magari white (per capire questo passaggio bisognerebbe aver letto il manifesto “istituzionale”).

Il voto è solo uno degli aspetti della democrazia e una volta acquisito esso non autorizza a piegare le regole della democrazia alle esigenza di chi ha vinto, ma nemmeno di chi ha stravinto. La democrazia è una pratica che nelle assemblee elettive si sostanzia nel contraddittorio. Il soliloquio trasforma la democrazia nel suo esatto opposto. L’utilizzo strumentale del Regolamento del Consiglio Comunale ha permesso alla maggioranza di azzittire la minoranza e farsi beffa di qualche cittadino che era presente ad ascoltare. La differenza fra chi ritiene che i regolamenti siano posti a garanzia delle opposizioni e chi invece ritiene di utilizzarli come strumento di ostruzionismo verso le voci fuori dal coro o quelle dell’opposizione segna il discrimine fra governo e potere.

Commentando quel consiglio comunale, qualcuno si è lamentato del comportamento della minoranza. Io ritengo, invece, che ciò che conta è stato l’atteggiamento che ha tenuto la maggioranza. La maggioranza, rieletta a fuor di popolo, ha dimostrato, caso mai ce ne fosse bisogno, che, chiunque vi sia all’opposizione e da qualunque parte provengano le critiche, reagisce sempre nello stesso e scomposto modo come ha sempre reagito quando qualcuno ha osato contraddirla.

Come si può porre parziale rimedio al simulacro della democrazia che il nostro Comune si avvia a vivere per il sesto anno consecutivo?  Io credo riprendendo una vecchia battaglia del nostro gruppo consigliare: la istituzione delle commissioni consigliari che devono essere presiedute da un esponente dell’opposizione. Il sindaco in due consigli comunali della nuova consigliatura ha promesso di volerle attuare, ma non è nella sua disponibilità. In primo luogo, sarebbe dovere del presidente del consiglio comunale convocare un tale ordine del giorno, se veramente vuole essere super partes, perché le commissioni non sono una concessione del sindaco, ma una esplicita previsione dello Statuto Comunale. Inoltre, sempre a termini di Statuto, i Cittadini, e qui in primis quelli di Felline, dovrebbero richiedere l’attuazione dei Consigli di Frazione o meglio di Quartiere che si formano con libere elezioni, con eguali incompatibilità previste per la carica di consigliere.

Per salvare la politica in questo Comune non esistono scorciatoie. Per evitare che un sindaco diventi un papa-re, esiste solo la “pratica della democrazia”, perché è facile immaginare che cosa sarà servito a cena quando i votanti sono due lupi e un coniglio… pardon, una pecora!

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