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La devastazione del concetto di “Sinistra”

Dall’imprenditore che inventò il sindacalismo alle riforme di “sinistra” che piacciono alla destra

22/2/2015

Inghilterra, a cavallo fra la fine del 1700 e l’inizio del 1800. In quel periodo, nelle manifatture inglesi, si lavorava dall’alba al tramonto e sin dall’età di 5 anni:

“(...) il socialismo, (...),  sarà soprattutto incarnato, dopo il 1815, da Robert Owen. L’owenismo sarà una forma di socialismo. Dapprima apprendista presso un mercante del Lincolnshire, Owen diventa direttore di una manifattura di 500 operai a Manchester (1790). Lo si ritrova nel 1800, all’età di 29 anni, sposato e proprietario della filanda del suocero a New Lanark, in Scozia. Egli è il <<padrone buono>>. Nel 1815, la sua reputazione è internazionale e lo zar Alessandro I gli fa visita. Nella sua manifattura la giornata lavorativa era di 10 ore. Egli rifiutava d’impiegare fanciulli al di sotto del dieci anni e crea per essi delle scuole laiche. È l’apostolo della cooperazione. Egli fonda nel 1824 una cooperativa di consumo, la London Cooperative Society, che pubblica dei giornali (The Cooperative Magazine, nel 1826; The Cooperator, nel 1828). Per Owen, l’uomo dipende dall’educazione. La trasformazione rapida dell’umanità diviene così una questione di volontà (cfr. Il suo libro del 1813: A New View of Society, or Essays on the Principle of the Formation of Human Character). Owen si fa pioniere della legislazione sociale della cooperazione, dell’istruzione pubblica, dello stesso socialismo (What is socialism, pubblicato nel 1841). (...) come dice Owen, l’Inghilterra è capace di nutrire quattro volte la sua popolazione”.

[Frédéric Mauro, Storia dell’economia mondiale 1790-1970, II Edizione Napoli 1980, pag 23].

In queste poche righe c’è tutto il significato e la prospettiva del socialismo. Confrontate col tempo presente vi è la cifra della regressione culturale in atto. Il socialismo inglese, partito da Owen è approdato alla “terza via” di Tony Blair, che trovò l’Inghilterra già plasmata dalla “Lady di ferro”. Questa si assunse con piacere il compito di annientare il movimento operaio inglese e i sindacati, distruggendo il tessuto industriale nel paese dove il capitalismo manifatturiero era nato sviluppando, invece, il capitalismo finanziario.

Robert Owen è il padre del sindacalismo europeo e sviluppò questa idea dal suo posto di comando. Per comprendere cosa aveva sotto gli occhi questo imprenditore, bisognerebbe capire cos’era l’Inghilterra agli albori del capitalismo: era l’orrore che è stato descritto da Marx nella sua opera più importante. Tenendo conto che quando Marx nacque Owen aveva già 47 anni. L’idea di una società giusta nasce nelle fabbriche, luoghi in cui la servitù della gleba si trasforma in movimento operaio. L’intuizione della Thatcher è stata quella di capire che per  evitare rivendicazioni era necessario far sparire i luoghi dell’organizzazione operaia.

Il mostriciattolo che preside il governo italiano è il frutto del parto di una plurinseminazione fra “edonismo reganiano”,  “ladyferrismo” e “blairismo”. Il lavoro sporco di de-industrializzazione è stato fatto dai “capitalisti straccioni”. Fin quando l’Italia aveva facoltà di concedere aiuti al capitalismo straccione, in Sicilia, in Basilicata, a Cassino, a Taranto venivano impiantate industrie. Quando gli aiuti di Stato (trasferimento dai poveri ai ricchi) sono finiti e la fine della Guerra Fredda ha aperto il mondo a persone che, per fame, si accontentano di un tozzo di pane, l’industria italiana si è liquefatta e dileguata. Il movimento operaio non esiste più. I metalmeccanici, che facevano tremare le vene ai polsi a governi e padroni, sono stati ridotti ad una nullità, tant’è che Marchionne ha potuto decidere, in Italia, che chi aveva la tessera della FIOM-CGIL non veniva assunto. Ovviamente trentacinque anni fa questo sarebbe stato impensabile:  Agnelli doveva sedersi al tavolo insieme a Lama e al Governo, “scendessepureiddio”!

Ma oggi Renzi è forte, come qualche decennio fa fu forte la Thatcher , del fatto che la gran parte di coloro che votavano per un partito di sinistra (il PDS prima e i DS poi hanno dilapidato un patrimonio di dieci milioni di voti del PCI), non vanno più a votare, hanno altro a cui pensare (perdere il posto di lavoro è una cosa seria). Perciò i partiti che oggi sono in grado di raggiungere percentuali a due cifre si contendono lo stesso bacino elettorale. Bacino elettorale che è formato da “comitati d’affari” e “sottoproletariato”. I “comitati d’affari”, in genere, scelgono il loro cavallo a-priori, anzi se lo creano. La differenza fra chi vince e chi perde la fa il potere di comando che i suddetti “comitati” possono  esercitare sul “sottoprioletariato”, che ormai deliberatamente mette in vendita il proprio voto.  Il pittoresco fenomeno del grillismo, che raccoglie messi di voti senza alcuno sforzo,  autoconsegnatosi all’irrilevanza,  non ha fatto altro che rendere più agevole il compito dei “comitati d’affari” facenti capo a PD e a Berlusconi e i suoi accoliti: le piccole “Larghe intese” italiane (Renzi-Alfano,  cavallo di Troia, senza alcun riferimento alle olgettine, di Berlusconi) ne sono la riprova.

Ed è questo bacino elettorale che vuole le leggi che Renzi sta facendo, le vuole nel modo in cui le sta facendo (infischiandosene del parlamento): colpi di fiducia, leggi delega perchè tutto deve essere nelle mani, come bene dice  Boldrini, di "un uomo solo al comando" e fomentando l'odio, non fra le classi, ma all'interno delle classi subalterne.

Tutto il resto è '900!

Non si tiene conto delle tragedie in cui il mondo intero è stato coinvolto nella sua prima metà, per il delirio di onnipotenza di qualcuno o di una nazione, e del progresso, al quale milioni di persone hanno dato il loro contributo, nella seconda metà, determinato soprattutto da quel corpus di leggi che hanno reso la società più equa, per evitare che quelle tragedie si ripetessero.

Per questo archiviare il '900, facendo strame di quanto di buono ha prodotto, non è "cambiare verso", ma è tornare all'800

La “buona scuola”,  l’apoteosi della scuola di classe, il “Jobs act”, la distruzione di una lunga stagione di lotte operaie, che hanno ottenuto l'attuazione di alcuni principi costituzionali, sarebbero stati impensabili quando si sapeva che immediatamente milioni di studenti e operai sarebbero scesi in piazza per manifestare il loro dissenso. I capi delle grandi organizzazioni di massa, sindacali e partitiche, non avrebbero potuto fare altro che seguirli. Questo successe davanti ai cancelli di Mirafiori quando Berlinguer (nel senso di Enrico) dovette andare, salire sul cassone di un camion e dire agli operai: “Qualunque sarà la vostra decisione (rivolto a migliaia e migliaia di persone accalcate nel piazzale)   il Partito Comunista Italiano sarà dalla vostra parte. Se deciderete di occupare lo stabilimento il Partito difenderà la vostra scelta”.

Lo stato dell’arte oggi è che il governo Renzi ,  applaudito da tutta la destra e da Confindustria, dice che la nuova legislazione sul lavoro è una riforma di sinistra e la Serracchiani rincara la dose dicendo: “Che colpa abbiamo noi se le nostre riforme piacciono alla destra?”.

Ovviamente nessuna colpa!

L’unica osservazione da fare è, per evitare il salto logico, che sono riforme di destra e, quindi, contro-riforme e a protestare non c'è più il movimento operaio e studentesco, ma c'è solo qualche esile voce fuori dal coro!

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