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Comune di Alliste. Forse i consiglieri comunali neo-eletti nella maggioranza non sanno che rispondono col loro patrimonio,

ma avrebbero dovuto dare retta ai nostri manifesti

La Corte dei Conti perde la pazienza.

L'amministrazione comunale di Alliste rischia la denuncia per il delitto di omissione o rifiuto di atti d'ufficio

09.04.2017

Tanto erano false le asserzioni dell’Avv. Antonio Ermenegildo Renna, nella campagna elettorale del maggio 2016, che la Corte dei Conti, per ben due volte, ha messo in mora l’amministrazione comunale di Alliste, invocando l’art. 328, comma 2 del Codice penale:

Codice penale

Libro II: Dei delitti in particolare

Titolo II: Dei delitti contro la pubblica amministrazione

Capo I: Dei delitti dei pubblici ufficiali

Art 328, comma 2

“Fuori dei casi previsti dal primo comma, il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che entro trenta giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse non compie l'atto del suo ufficio e non risponde per esporre le ragioni del ritardo, è punito con la reclusione fino ad un anno o con la multa fino a euro 1.032. Tale richiesta deve essere redatta in forma scritta ed il termine di trenta giorni decorre dalla ricezione della richiesta stessa.”

Roba che, ad una persona normale, avrebbe congelato il sangue nelle vene: un tribunale contabile che minaccia il deferimento ad un tribunale penale per DELITTO CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, mai successo nel comune di Alliste.

Invece, i nostri manifesti furono  imbrattati e strappati  solo dopo qualche minuto che erano stati affissi. Riportavano, semplicemente, brani della delibera nr. 81 2016 della Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti della Puglia.

Ma l’Avv. Antonio Ermenegildo Renna, “assessore a Tutto” del Comune di Alliste, anche al bilancio, è andato oltre. Per nascondere la verità sulla situazione del disastro finanziario del Comune di Alliste alla stessa Corte dei Conti, organo avente rilevanza costituzionale, fa correre il rischio ai consiglieri comunali (freschi di nomina e con alcuna nozione di responsabilità patrimoniale in tema di deliberazioni), al sindaco “tanto per” e agli impiegati comunali di essere denunciati alla magistratura penale per DELITTO DI OMISSIONE O RIFIUTO  DI ATTI DI UFFICIO

Era il 23 maggio del 2016 quando fu affisso questo manifesto. Era in corso la campagna elettorale amministrativa. Nei comizi, mentendo con la spudoratezza che gli è propria, l’Avv. Antonio Ermenegildo Renna disse che il debito ammontava a poche migliaia di euro. Naturalmente partirono le offese personali, fra le quali il suo desiderata nei miei confronti “walking did” (sic!), che, nella sua lingua, l'arrogantese, significa: voglio vederti morto!   

Eppure sul manifesto  furono spesi  i nomi dei magistrati che firmavano la delibera con la quale si certificava il dissesto del Comune di Alliste, causato dalle spese della Giunta comunale Renna.

I manifesti se sono falsi non si strappano. Si lasciano in bella vista per fare una regolare denuncia alla Procura della Repubblica, comunicando ai magistrati della Corte dei Conti che è stato speso il loro nome per dire cose false. Ma non poteva farlo, perché "solo gli sciocchi non conoscono la verità!", (la citazione è di Brecht, e c'è anche un seguito per chi dice che la verità è una bugia!).

Nel giugno del 2016, andarono a votare poche decine di elettori in più del 50%. Il 90% votò per la lista di Renna, che ha gettato il comune di Alliste nel dissesto, negando pubblicamente l’evidenza delle delibere della Corte dei Conti. Fu subissato, e anche la sua lista, con l’ennesima valanga di voti. Ormai le elezioni sono il lavacro di tutte le nefandezze: il popolo, il suo popolo, lo giubilò.

Ma a lui piace il tribunale del “popolo” che vive di incarichi sotto-soglia. Di tanto in tanto lo convoca, trasforma Piazza San Quintino in un anfiteatro e sbrana chi osa dire la verità perché non è sciocco. Il “popolo degli incarichi sotto-soglia” applaude fino a spellarsi le mani.

Però i Tribunali veri, penale e contabile, lo tengono sub-judice.

Quest’ultima deliberazione della Corte dei Conti, la 13/2017, contiene due passaggi che non possono essere fraintesi, non si prestano ai giochetti delle cifre.

A pagina 7 i giudici scrivono che il comune di Alliste si sta prendendo gioco della Corte dei Conti: “L’istruttoria relativa al monitoraggio del primo semestre del piano di rientro si è sviluppata per un tempo anormalmente lungo a causa della condotta dilatoria dell’ente che, nonostante i continui solleciti, ha omesso per ben sei mesi di rispondere alle richieste di chiarimenti del Magistrato Istruttore. Solo a seguito di costituzione in mora ai sensi dell’art 328 comma 2 del codice penale si è provveduto a dare riscontro a quanto richiesto con nota prot. 139 del 12 gennaio 2017 a firma del Responsabile del Settore Gestione Risorse.”

La Corte dei Conti dice che il comune di Alliste presenta un qualche documento rabberciato, sei mesi dopo la scadenza del termine e dietro la minaccia denunciarli, in qualità di pubblici ufficiali, per il DELITTO DI SOTTRAZIONE DI ATTI D’UFFICIO COMMESSO DA PUBBLICO UFFICIALE. Per questo DELITTO è prevista la detenzione sino ad un anno.

A pagina 8, i giudici contabili scrivono “A quanto sopra si aggiunge la considerazione che l’anomalo sviluppo dell’attività istruttoria per quasi un semestre contribuisce a vanificare l’efficacia della misura adottata che prevede un costante e tempestivo controllo da parte della Corte sul grado di raggiungimento degli obiettivi intermedi al fine di correggere eventuali devianze nel semestre immediatamente successivo, trasformando l’istituto da mezzo di risanamento a mero ed inutile strumento di differimento temporale della dichiarazione di dissesto di cui all’art 6 comma 2  d lgs 149/2011.”

Così come fa con i suoi avversari politici, anche con la Corte dei Conti usa un atteggiamento infingardo: ha usato il piano di rientro difficile da realizzare (lo dice la deliberazione nr. 81/2016) solo per allungare i tempi per la dichiarazione del dissesto.

Infine, la Corte dei Conti dice, senza che vi possano essere fraintendimenti, che

1) accerta, per il periodo del primo semestre 2016 (1.01.2016-30.06.2016), il mancato raggiungimento degli obiettivi intermedi fissati dal piano di rientro;

2) dispone che, ai sensi e per gli effetti di cui all’art 328, comma 2, del codice penale, l’ente provveda alla trasmissione del monitoraggio del secondo semestre del piano di rientro nel termine di 30 giorni dal ricevimento della presente deliberazione, con l’espresso avviso che, in difetto, si provvederà alla trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica territorialmente competente;

(…)

4) precisa che la mancata trasmissione del monitoraggio del secondo semestre, entro il termine sopra indicato, o la trasmissione di una relazione incompleta con riferimento ai dati indicati al punto precedente, determinerà il mancato raggiungimento degli obiettivi finali previsti nel piano di rientro, ai sensi e per gli effetti stabiliti dall’art.6, co.2, del D.Lgs. n.149/2011, con trasmissione degli atti al Prefetto e alla competente Conferenza permanente;

Il primo punto non ha bisogno di commenti: il debito c’era e continua ad esserci nonostante le tasse e le imposte comunali siano al massimo; al secondo punto ritorna a minacciare la denuncia alla Procura della Repubblica per il DELITTO DI SOTTRAZIONE DI ATTI D’UFFICIO, perché nemmeno per secondo semestre è stata inviata nei termini previsti (un mese dopo il 31/12/2016) la relazione alla Corte dei Conti sul rispetto del piano di rientro.

Al punto 4), i giudici dicono che questa è l’ultima chiamata. Se la relazione non dimostrerà l’effettivo rientro dal debito, saranno avviate le procedure per la dichiarazione di dissesto e lo scioglimento del consiglio comunale.

Intanto, il “popolo bue”, direbbe Voltaire, che fa? Applaude nell’anfiteatro di Piazza San Quintino!

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