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Comune di Alliste: “Faccio in fretta un altro inventario, smonto la baracca e via! / Cambio zona, itinerario, il mio indirizzo è la follia. / Incredibile se vuoi, seguimi e non ti pentirai, / son io la chiave dei tuoi problemi, guarisco i tuoi mali vedrai…

… mi vendo, la, la, la, la…  gli immobili comunali…

01/9/2011

"L’ufficio stampa" del Sindaco, a proposito della vendita di 28 beni comunali (vedi l'elenco dei beni in vendita), ha divulgato la seguente dichiarazione virgolettata: “… non per fare cassa, ma per economizzare la gestione (…) la manutenzione di quegli immobili potrebbe alla lunga costituire un onere per le casse municipali…”  Nel comunicato dell’ufficio stampa c’è, tuttavia,  un’imprecisione sulla data di vendita (cfr Gazzetta del Mezzogiorno del 30 agosto 2011). L’asta per la vendita di parte del patrimonio della collettività -di tutti noi- si concluderà alle ore 12.00 del 12 settembre prossimo, il 13 ne sarà comunicato l’esito: sicuramente si tratta di un refuso, ma “Per un punto Martin perse la cappa”.

Comunque sia,   fra  “vendere”  e “lasciarsi mangiare dagli oneri  della manutenzione” c’è una terza via, che sarebbe la più  ovvia: mettere a frutto il patrimonio. Ma la classe dirigente  di Alliste, composta da avvocati, geometri e ingegneri, forse si trova più a suo agio nella veste di sensale  che di manager (la povera Marisa Bellisario e il povero Enrico Mattei rimangono esempi insuperati e, credo, insuperabili di manager pubblici)

La risposta che sarà data dal “Soglio Municipale” a questa osservazione già la conosciamo: “Cosa ha fatto il centro-sinistra  se non vendere?” Giusto!

Sono sicuro che anche quando il centro-sinistra ha venduto i "tesori di famiglia" qualcuno dell’opposizione di centro-destra avrà detto: “Ah, state vendendo, dissipatori”, e la maggioranza di centro-sinistra avrà sicuramente risposto: “Macché, stiamo razionalizzando”. Insomma il solito gioco delle parti: oggi a me domani a te!

Vale la pena ricordare che, rispetto alla questione delle vendite del patrimonio comunale,  c’è un precedente abbastanza spiacevole: il Comune di Alliste vendette parte del suo patrimonio, immobiliare e mobiliare, ai tempi del dissesto, cioè del suo fallimento.

Certo, si può vendere senza necessariamente avere un fabbisogno di cassa,  ma, in questo caso, il patrimonio lo si sostituisce. Se, però, il ricavato della vendita  rimarrà nella forma di “medio circolante” è difficile immaginare che questo possa stazionare fra le poste dell’attivo patrimoniale ed è abbastanza semplice dedurre che presto, questa moneta sonante, andrà a coprire delle “passività”: è la dura legge dell’economia aziendale, così abbiamo sentito spesso sentenziare dall'ex assessore al bilancio che oggi nel Comune di Alliste, unico in Italia credo, non esiste (il perchè lo spiegheremo in una prossima puntata).  

A meno che…

C’è sempre un “a meno che”, ovviamente. Prendiamo per buono che non si voglia fare cassa e constatato che non vi sono all’orizzonte manager pubblici tipo Bellisario e Mattei (la prima vittima  di un destino cinico e baro, il secondo della deliberata volontà, politica, di toglierselo dalle balle) esiste un’altra via oltre alla terza, che è quella che può essere rinvenibile in una deliberazione del nostro Consiglio comunale del passato.  Dai banchi della maggioranza –sottolineo maggioranza – dissi alla mia maggioranza, che approvò, che in caso di vendita di patrimonio comunale, questo doveva essere trasformato da “immobilizzazioni materiali” in “immobilizzazioni finanziarie” per rendere immediatamente visibili e mettere i soldi ricavati in un “cassetto” diverso da quello dell’ordinaria amministrazione. I 28 beni che si venderanno il 12 settembre  non sono patrimonio della maggioranza di turno, ma sono beni di tutti i Cittadini. Inoltre,  le immobilizzazioni finanziarie hanno il pregio di non dover essere “manutenute” e,  per quanto modesti, danno dei frutti. Perché feci questa richiesta? Perché conoscevo bene la classe politica, sia di destra che di sinistra. Infatti, appena tolsi il disturbo, quella deliberazione che legava le mani alla maggioranza di turno fu revocata.

Allora, cogliendo l’invito di un amico di Felline che mi ha detto che,  invece di aspettare che le cose accadano, è meglio adoperarsi per far chiudere la stalla prima che i buoi siano scappati, cioè, in questo caso, è  meglio chiudere  il “cassetto” prima che i soldi finiscano in qualche altro cassetto (rectius, in altre tasche), invito la maggioranza a ripristinare quella delibera per vincolare i danari ottenuti con la dismissione del patrimonio comunale. Se così non sarà, come non sarà,  quelle dichiarazioni  virgolettate, rilasciate "dall’ufficio stampa", sono solo l’ennesima presa in giro, che non dipende dal colore, della nostra classe politica. In tal caso al prossimo canto delle “cicale”, appunto, potremmo invitare Renato Zero a cantare la sua bella canzone “Mi vendo”, che potrebbe, con l'aria  che tira in Italia, sostituire l’Inno di Mameli e, con tale motivazione, assegnare (perché no!) anche l’ambito Premio Kallistos...

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